Assemblea istituente europea cap sul sessantesimo anniversario del trattato di Roma
Par Pierre Calame le vendredi 16 décembre 2016, 15:36 - Lien permanent
Annunciare il lancio del processo (Assemblea istituente) al Summit dei capi di Stato a Roma, nel marzo 2017; realizzare i panel regionali per marzo 2018; mettere sul tavolo del nuovo Parlamento e della nuova Commissione le proposte emerse da questo processo cittadino. Ecco il calendario ideale.
Quante cose sono successe dal mese di giugno! Nella mia ultima lettera periodica, sei mesa fa, vi avevo raccontato l’eco generata dall’idea dell’Assemblea Istituente europea, dopo la Brexit. E concludevo: “oggi non basta più dire ciò che bisogna fare, bisogna dire anche come farlo e con chi. Era questo il pragmatismo visionario di Jean Monnet. Lo stesso che bisogna dimostrare oggi.”
Gli eventi di questi ultimi mesi hanno confermato questa diagnosi e quest’urgenza: la Brexit, Trump, l’ascesa di partiti populisti in tutta Europea e dell’euroscetticismo, chiaramente antieuropeo, le istituzioni europee prendono coscienza del fatto che la logica che le ha fatte funzionare le ha portate fuori strada. Il risveglio è più doloroso. Ma se i colloqui e le analisi sapienti si moltiplicano, non si può dire che le soluzioni si facciano attendere.
In ottobre, una grande conferenza “Reflection on Europe” ha riunito a Bruxelles l’élite dei comunicatori. Stanno ancora spiegando al popolino tutto ciò che offre loro l’Europa. Così non va!
In novembre si è tenuta la conferenza annuale programmatica, organizzata da ESPAS (European strategy and policy analysis system), che riunisce tutte le istituzioni europee. Se ne sono tratte tre lezioni:
1. Bisogna imporsi maggiormente, la politica dei piccoli passi non può più funzionare;
2. Bisogna ripartire dai cittadini;
3. Bisogna ripartire dal livello locale
In quell’occasione, ho potuto brevemente presentare l’idea di processo istituente europeo: era l’unica proposta concreta sul tavolo, e l’unica che rispondeva a queste tre lezioni.
Tutto questo mostra che la proposta di Assemblea istituente, lanciata in aprile come una bottiglia nel mare, trova un’eco. Vi ho inviato con la mia lettera di giugno lo scenario del processo. Ne troverete qui allegato il riassunto.
La nostra prima idea è stata di farne un’Iniziativa cittadina europea (ICE), come previsto dal trattato di Lisbona. Molti tra voi avevano accettato di far parte del gruppo promotore dell’iniziativa. Un grande ringraziamento a voi. I nostri amici esperti di Europa ci hanno dissuaso dal lanciarla: è una procedura pesante e la proposta di Assemblea istituente, non rientrando nelle competenze della Commissione, sarebbe stata vana.
Abbiamo adottato, con Patrick Lusson e Armel Prieur che supportano il progetto con me, un’iniziativa più diretta: far conoscere la proposta e cominciare a radunare le svariate condizioni della sua riuscita. Chi sono i protagonisti essenziali? Da un lato le regioni, dall’altro le istituzioni europee, in particolare il Consiglio europeo, la Commissione ed il Comitato delle regioni, che è a Bruxelles il portavoce ufficiale delle collettività territoriali.
Il calendario? È presto detto. Il processo deve durare due anni: il primo anno per i panel regionali dei cittadini, il secondo per la loro riunione a Bruxelles. Il tutto deve quindi essere scandito da tre date altamente simboliche:
- Il 25 marzo 2017: sessantesimo anniversario del trattato di Roma, data di nascita ufficiale dell’Unione;
- Il 9 maggio 2018: settantesimo anniversario del Congresso dell’Aia, da cui tutto ha avuto inizio;
- Fine maggio 2019: elezioni al Parlamento europeo e rinnovo della Commissione.
Annunciare il lancio del processo al Summit dei capi di Stato a Roma, nel marzo 2017; realizzare i panel regionali per marzo 2018; mettere sul tavolo del nuovo Parlamento e della nuova Commissione le proposte emerse da questo processo cittadino. Ecco il calendario ideale.
Da parte delle regioni, la Presidentessa della Borgogna Franche Comté, Marie Guite Dufay, dal mese di luglio 2016 ha deciso di impegnarsi nel processo, che coinvolge ora le regioni dell’Occitania, della Valle della Loira Centrale e della Bretagna. Marie Guite Dufay ha avuto una magnifica intuizione: la costruzione dell’Europa costituisce il nuovo orizzonte dei gemellaggi, così numerosi, tra regioni europee ed in particolare tra Regioni francesi e Lander tedeschi. Da novembre, il land della Renania Palatinato, gemello di lunga data della regione Borgogna, si è impegnato in questa via.
A Bruxelles, tutti aspettano una forte iniziativa franco-tedesca per rilanciare l’Europa. Ciò non potrà accadere nella prospettiva di breve termine dei governi. Tanto meglio! Un’iniziativa congiunta delle regioni francesi e dei Lander tedeschi, quale modo migliore di affermare il ruolo delle regioni nella costruzione del nuovo progetto europeo? La proposta è sul tavolo.
Ho potuto presentare il 26 settembre scorso l’idea di Assemblea istituente ai funzionari del Comitato delle regioni europee. In allegato, la relazione fatta in quell’occasione. Il Comitato è ora consapevole che la crisi europea lo spinge ad assumere una responsabilità storica, lungi dalla funzione puramente consultiva che gli è stata assegnata al momento della sua creazione. Obbiettivo: un’interpellanza del Consiglio europeo per il summit del 25 marzo, che indica un processo cittadino di rifondazione dell’Europa.
Il Segretario del Consiglio europeo mostra un’attenzione positiva alla nostra iniziativa. Gli ho esposto la proposta lo scorso luglio (cfr. la nota allegata). La tappa successiva è sottoporre la proposta agli “sherpa” che preparino il Summit di Roma per i loro rispettivi governi. E, ovviamente, la posizione del governo francese sarà determinante.
Il Segretario generale dell’Eliseo, Jean Pierre Jouyet, ha già manifestato la propria simpatia per la nostra iniziativa. Resta da tradurre questa simpatia in azioni concrete, proponendo ad altri Stati membri di inserire l’iniziativa cittadina all’ordine del giorno del Summit. Abbiamo tempo fino alla fine di gennaio per riuscirci.
Abbiamo anche moltiplicato gli scambi con alcuni deputati europei. Questa iniziativa cittadina interessa ed interpella. A dire il vero, le sue conclusioni alimenteranno le prossime elezioni europee piuttosto che il Parlamento attuale. In passato, gli eletti avevano qualche riserva rispetto alla democrazia deliberativa, vedendo in essa una sorta di concorrenza sleale: non spettava mica a loro stessi rappresentare il popolo? Queste riserve non vanno più di moda: la crisi della democrazia rappresentativa è tale per cui qualsiasi tentativo di far rivivere la democrazia è da cogliere.
E la Commissione, direte voi? Contrariamente al Consiglio europeo, non abbiamo bisogno di un impegno della Commissione di prestare attenzione alle proposte cittadine: è la prossima Commissione che dovrà pronunciarsi e d’ora in poi bisognerà rendere il processo abbastanza forte affinché divenga indispensabile prenderne in considerazione le conclusioni.
La mobilizzazione dei mezzi umani e finanziari della Commissione è invece essenziale. La democrazia deliberativa, come vengono chiamati i panel di cittadini, presuppone che questi ultimi dispongano del meglio dell’informazione e dell’esperienza. Ogni panel dovrà tenersi nella sua lingua madre. Il dialogo tra i panel e l’Assemblea europea necessiterà di mezzi di traduzione e d’interpretariato di cui solo le istituzioni europee dispongono. Non è giusto che una parte di questi mezzi siano messi a disposizione dei cittadini, essendo finanziati dalle loro tasse?
La Commissione dovrà anche farsi carico di una parte dei costi dei panel regionale e dell’Assemblea europea. Il Presidente Jean Claude Juncker, per far uscire l’Europa dal disastro, ha lanciato un gran piano d’investimenti. Bravo. Ma qual è oggi l’investimento prioritario, se non l’investimento umano, il processo cittadino capace di fornire all’Europa il respiro e l’entusiasmo di cui manca totalmente oggi? Perché senza di esso, il resto sarà pressoché inutile. La proposta è sul tavolo. Sapremo nei mesi prossimi l’eco che avrà saputo trovare nei cuori dei dirigenti europei.
Come vedete, molta legna sul fuoco, molte incertezze. Ma se ci si guarda indietro, quando la bottiglia fu gettata in mare senza gradi speranze di arrivare un giorno alla spiaggia, e si constata il cammino percorso in qualche mese, sono si può evitare di pensare con Victor Hugo che “nulla ferma un’idea che ha fatto il suo tempo”
Abbiamo bisogno di tutti voi per far avanzare la proposta, compreso in Gran Bretagna in quanto molti amici inglesi vorrebbero dibattere dell’Europa che sognano.
Buon Natale a tutti e lunga vita all’Europa.
Pierre Calame